Pubblicato il14 Novembre 2018 16:10
Il Veneto, nel 2017, ha prodotto quasi il 30% del totale nazionale di carne bovina: 173mila tonnellate per un valore di 420 milioni di euro. Verona è la prima provincia con oltre 50mila tonnellate e più di 122 milioni di valore. Novità per la produzione di carne italiana arriveranno dal progetto “MeetBull”.
Coldiretti Veneto, registrando la richiesta di carne al 100% italiana da parte dei consumatori, ha sollecitato lo sviluppo del progetto “MeetBull”. I risultati della fase sperimentale, durata quattro anni, sono stati anticipati ieri. L’idea è selezionare il seme per migliorare la genealogia delle razze bovine da carne, attraverso una procedura naturale. L’iniziativa è stata sostenuta dalla Regione Veneto e realizzata da Arav (Associazione regionale allevatori del veneto), insieme a Unicarve (Associazione produttori carni bovine del Triveneto), all’organizzazione dei produttori di carni bovine Azove e altre associazioni di allevatori locali. Coinvolta anche l’Università di Padova con il Dafnae, Dipartimento di Agronomia.
“Con questa iniziativa possiamo superare la dipendenza dagli allevamenti francesi», assicura Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona e Veneto. «Soprattutto Francia, ma anche Austria e paesi dell’Est sono fornitori di bovini macellati in Italia. L’etichetta obbligatoria rivela tutto sull’animale e lascia libertà di scelta negli acquisti. Coldiretti vuole puntare a una produzione regionale di qualità, assicurando bistecche, fettine e tutti i vari tagli a chilometro zero”.
Le produzioni made in Italy sono le preferite dai consumatori: il 45% privilegia carne da allevamenti italiani, il 29% sceglie produzioni locali e il 20% a marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine.
Negli ultimi 20 anni i produttori di carni bovine sono arrivati a un +20% nel numero di animali di razze storiche autoctone, allevate sulla base delle iscrizioni al libro genealogico. Il Veneto vanta quasi 3mila e 500 stalle da latte e qualche centinaio di allevamenti da carne, dove si concentrano 760mila capi all’anno. Un terreno fertile per la sperimentazione.
“Attraverso la rimonta interna (la sostituzione delle vacche da latte con bestiame nato nella stalla, ndr), usando il seme sessato, si aumenta la possibilità di allevare bovini anche da carne, certificati 100% italiani” afferma Floriano De Franceschi, presidente Arav, l’associazione capofila dell’iniziativa, che nel progetto si occupa di coordinamento e monitoraggio del processo di fecondazione alla nascita.
Dafnae, il Dipartimento di Agronomia dell’Università di Padova, svolge invece analisi e ricerca, mentre Unicarve e Azove vigilano dallo svezzamento all’ingrasso fino alla macellazione, che vedrà coinvolte anche società private con forti legami con la distribuzione. Riccardo Negrini, direttore tecnico Aia, Associazione italiana allevatori, e docente dell’Università Cattolica di Piacenza mette in luce le dimensioni di MeetBull: “Sono state coinvolte 271 aziende zootecniche, 1651 i capi selezionati di Charolaise e Meticcia Italiana, che sono stati oggetto di analisi comparate”. Gli esiti della ricerca saranno esposti nel convegno organizzato da Arav per venerdì 16 novembre al polo universitario Agripolis di Legnaro, Padova.